Quo vadis, Hi-Storia?
Dieci anni fa, da semplici commissioni – un’audioguida tattile realizzata con una classe di terza media e un dispositivo dedicato al Parco del Sirente Velino – è scaturito il germe di quello che sarebbe diventato Hi-Storia.
Non solo un progetto didattico e imprenditoriale, ma anche un manifesto politico. Hi-Storia ha tessuto insieme la bellezza e il sentimento collettivo verso il nostro patrimonio culturale alla potenza espressiva e abilitante della tecnologia e della didattica.
Si è materializzato in maniera tangibile, toccando la vita di migliaia di studenti e docenti in Italia che all’estero, proiettando l’educazione STEM a scuola in territori umanistici, multisensoriale e legati ai territori.
Ora, mentre portiamo Hi-Storia verso nuovi orizzonti, ci guardiamo indietro. Per delineare il futuro, è essenziale comprendere le radici e mostrare il percorso che ci hanno portato a questo punto, riconoscendo sia la bellezza che le vulnerabilità che hanno definito il nostro viaggio finora.
Openness…
L’apertura non è soltanto una pratica, ma il cuore pulsante di Hi-Storia, riflettendo profondamente la (mia e nostra, come team) visione politica e sociale. Questo principio è stato perseguito con determinazione fin dall’inizio, quando ci siamo trovati davanti a una scelta fondamentale: sviluppare il nostro progetto come un prodotto commerciale o abbracciare un modello di condivisione aperta. La decisione di adottare licenze aperte e di privilegiare un approccio didattico anziché di servizio ha incarnato il nostro impegno non solo alla diffusione della conoscenza ma anche alla promozione di una giustizia sociale attraverso l’educazione. Perché l’apertura abbatte le barriere d’ingresso e i privilegi di ogni tipo, anche quelli cognitivi.
L’apertura ha generato un’eco che si è diffusa ben oltre le nostre aspettative iniziali. Siamo stati testimoni di come il nostro lavoro abbia ispirato scuole, maker e comunità educative a replicare e adattare i nostri progetti. Esempi come quello della Prof. Annalisa Catalano, che dopo una prima formazione docenti ha portato per tre anni suo percorso di Hi-Storia nelle sue classi, dimostrano quanto un approccio aperto agevoli pratiche di disseminazioni indipendenti, eque e non gerarchiche.
Tuttavia, l’apertura ha portato con sé anche delle sfide inaspettate. Molti di coloro che hanno adottato o adattato il nostro lavoro lo hanno fatto con una certa timidezza, comunicandoci quasi una sorta di timore di appropriazione indebita di idee altrui, delle nostre idee. Questa reazione ha evidenziato una disconnessione tra la nostra visione di condivisione libera e la percezione di essa da parte della comunità. C’è stata evidentemente una comunicazione incompleta da questo punto di vista. Inoltre siamo stati esili nell’aspetto relazionale dell’apertura. La sensazione di “openness a metà“ è andata aumentando anche da una mancata strutturazione del team di Hi-Storia, che anzi dal 2022 si è addirittura dimezzato…
… or Alone Together?
“Alone Together”, l’emblematico saggio di Sherry Turkle, mette in luce una paradossale verità della nostra era digitale: nonostante la tecnologia ci fornisca strumenti sempre più avanzati per connetterci, molti di noi si sentono più isolati. Questa riflessione si estende oltre i confini della tecnologia, toccando le dinamiche relazionali di noi Millennial nel mondo del lavoro, dove la distinzione tra sfera professionale e personale diventa sempre più sfumata, influenzando la nostra autopercezione e il benessere psicologico.
La vulnerabilità dell’apertura a metà di Hi-Storia nasce forse da questa duplice realtà: da un lato, la prevalenza delle relazioni digitali, che abbiamo perseguito sviluppando collaborazioni quasi esclusivamente online. Qui non ho molto da aggiungere se non suggerire la lettura di Turkle sulla fluidità e la precarietà delle connessioni contemporanee.
Dall’altro lato, emerge una dimensione più personale e autobiografica: la coppia come nucleo collaborativo. Per un decennio, ho portato avanti il progetto di Hi-Storia insieme a Emanuela, partner sia nella vita che nel lavoro. Questa sinergia, pur essendo fonte di inesauribile energia ed entusiasmo, ha paradossalmente creato un isolamento rispetto ad altre potenziali collaborazioni interne. Inoltre, la fine della nostra relazione nel 2022 ha evidenziato la vulnerabilità intrinseca di questo modello basato su un micro-nucleo, mettendo in luce i limiti di un approccio che, pur aperto in teoria, si è rivelato chiuso nella pratica.
Questa consapevolezza di vulnerabilità non riguarda solo la nostra esperienza personale ma interroga più in generale la sostenibilità di strutture collaborative ristrette, spingendomi (e spingendoci, come progetto) a riflettere su come modelli strutturalmente aperti ed estesi possano offrire un terreno più fertile per una crescita resistente, soprattutto dal punto di vista politico e sociale. Queste riflessioni costituiscono il fulcro dei prossimi sviluppi del progetto.
Verso una nuova Visione di Collaborazione, oltre Hi-Storia
La nuova traiettoria di Hi-Storia si ispira a questa riflessione critica e autobiografica sulle tendenze passate verso la creazione ecosistemi isolati che, per quanto fonti di forza e ispirazione, limitano l’accesso a nuove prospettive, competenze ed energie.
Hi-Storia ha la necessità di valorizzare l’apertura non solo come principio etico ma come strategia essenziale per la sostenibilità e l’efficacia del progetto. Da inizio 2024 stiamo lavorando a una struttura che per essere inclusiva e sostenibile debba mostrare l’apertura. Mostrare tutti i valori politici di un progetto come Hi-Storia (e non solo Hi-Storia). Mostrare se stessa.
L’aspirazione, oltre Hi-Storia è di catalizzare una comunità di supporto capace di portare avanti questi progetti di “impresa-missione” con un’energia e una resilienza costantemente rinnovate. Nel racconto di questa evoluzione, e nell’ascoltare racconti altrui, ho incontrato diverse metafore e modelli di collaborazione – da costellazioni a arcipelaghi. Queste immagini, sebbene ricche di fascino, mi portano a riflettere sulla mia essenza non di poeta o sociologo, ma di architetto e urbanista del digitale. I’m a technician. La mia ambizione è di tradurre queste visioni in pratiche “Estensione di apertura”, concrete, operative. Per superare l’apertura a metà :)
I tre punti di Estensione dell’apertura
Per uscire dall’apertura a metà, la strategia non è di rafforzare l’apertura, ma di estenderla. Tre le direzioni individuate:
- Relazionale. In questi mesi di inizio 2024 ci stiamo impegnando in nuove collaborazioni, abbracciamo un’ampia varietà di entità – sia fisiche che giuridiche, formali e informali. Puntiamo su interazioni concrete, valorizzando opportunità tangibili che traggono forza dalla nostra progettualità aperta e condivisa, dimostratasi di successo anche nel contesto competitivo dei bandi.
Ci stiamo impegnando a costruire una comunità più vasta e coesa, dove l’unicità di ciascun membro contribuisce a una visione collettiva. Distribuire leadership e responsabilità diventa un atto di fiducia reciproca e di investimento nella nostra comunità, riconoscendo Hi-Storia come esemplificazione di un approccio innovativo all’educazione STEM, al servizio e alle politiche sociali ed educative. - Digitale. Attualmente, siamo impegnati nello sviluppo di una piattaforma open-source focalizzata sul service learning, che prenderà vita in occasione del progetto didattico Sincro-Vestina.
La scelta del service learning come fulcro della nostra piattaforma è tutt’altro che casuale. Questa metodologia didattica, infatti, promuove la creazione di legami profondi e significativi con il territorio e le sue comunità, spingendo studenti e insegnanti oltre i confini fisici dell’aula verso un apprendimento radicato nelle realtà e nelle esigenze locali.
La piattaforma inoltre servirà anche come mezzo di coordinamento e auto-formazione di tutta la rete di soggetti che porteranno avanti il progetto di Hi-Storia.
La sfida risiede nel bilanciare saggiamente gli elementi da incorporare delle piattaforme digitali, selezionando ciò che potenzia l’interazione umana e scartando ciò che rischia di favorire un approccio individualistico e frammentante.
Il nostro obiettivo non è rifiutare il digitale in una sorta di neo-luddismo, ma riconfigurarlo come strumento capace di amplificare le relazioni umane, non di sopprimerle. In questa visione, la tecnologia diventa un ponte e non un ostacolo, un mezzo per arricchire l’esperienza educativa connessa al service learning, rendendola più inclusiva, accessibile e profondamente radicata nelle comunità che serviamo. - Editoriale. Questo aspetto trae spunto dalle nostre esperienze recenti nell’editoria scolastica, nell’’efficacia dimostrata nella diffusione del sapere attraverso canali tradizionali, come le case editrici.
La collaborazione passata con tali entità ci ha permesso di constatare direttamente l’impatto potente che il materiale didattico può avere, raggiungendo ogni docente e ogni studente direttamente sul proprio banco di scuola. Questa esperienza ha rivelato l’opportunità di superare i limiti della formazione in aula, adottando una strategia più ampia per la disseminazione del sapere.
In questo contesto, ci proponiamo di andare oltre la semplice trasmissione di competenze. Il nostro obiettivo è di sviluppare contenuti per libri scolastici che fungano da ponti relazionali, facilitando non solo l’apprendimento di nozioni, ma anche la costruzione di legami significativi tra studenti, insegnanti e il tessuto sociale e culturale che li circonda, sempre in ottica di competenze STEM.
Mentre Hi-Storia si avventura in questa nuova evoluzione, siamo guidati dalla convinzione che l’apertura e la collaborazione non siano solo valori da difendere ma pratiche vive da espandere. Questi tre pilastri di estensione rappresentano il nostro impegno per il 2024 a reinventare continuamente il modo in cui apprendiamo, insegniamo e ci connettiamo, alimentando un ciclo virtuoso di innovazione e inclusione.