La ricostruzione del Monumento
E’ un luogo sconosciuto in Italia, soprattutto da quando esiste l’autostrada che passa per l’interno e porta in mezz’ora da Ventimiglia a Nizza. Dall’alto di questo promontorio di 450 m, a picco sul Mediterraneo, si gode il panorama più bello della Costa Azzurra. Si chiama “Tête de Chien” (testa di cane).
In questo paesino arroccato alle spalle del mare della Costa Azzurra, in Francia, troviamo il Trofeo d’Augusto, detto più comunemente “Trofeo delle Alpi”, oppure “Trofeo de la Turbie”. Trattasi di un prezioso monumento romano costruito per celebrare la “pax romana” ottenuta nella regione e per glorificare la vittoria del futuro Imperatore Augusto sulle tribù Liguri ribelli.
Il Trofeo di Augusto, o Tropaeum Augusti (detto anche Trofeo delle Alpi, Tropaeum Alpium, e in francese Trophée des Alpes) è un monumento romano elevato a emblema dei trionfi e quindi dei trofei di Augusto, posto su un’altura a 480 m slm, nel comune di La Turbie, nel dipartimento delle Alpi Marittime, molto vicino al Principato di Monaco.
Il monumento venne eretto, sulla cosiddetta via Iulia Augusta, la strada che da Aquileia portava al Norico, negli anni 7-6 a.c. in onore di Augusto per commemorare le vittorie riportate dai suoi generali (tra cui Druso e Tiberio) e la definitiva sottomissione di 46 tribù alpine.
Servì inoltre a demarcare la frontiera tra l’Italia romana e la Gallia Narbonese lungo la Via Julia Augusta. Si entra a piedi nel piccolo villaggio medievale di La Turbie, costruito in cima al promontorio sopra la “testa del cane”. Attraverso la Porta Ovest si percorre la via romana Iulia Augusta (il proseguimento dell’antica via Aurelia che da Roma arrivava in Liguria). La strada è lastricata e affiancata da case di pietra.
Questo trofeo nel tempo segue, nelle Gallie, il trofeo di Pompeo, in Summum Pyrenaeum, quello di Briot (ora al museo di Antibes), i Trofei di Mario e altri.
LE BATTAGLIE
26-25 a.c.
– In questi due anni di campagne furono sottomesse le popolazioni a guardia del passo del Gran San Bernardo. Il primo scontro con i romani si era avuto nel 143 a.c. sotto il consolato di Appio Claudio Pulcro, che venne sconfitto con gravi perdite, finchè nel 100 a.c. il Senato Romano aveva istituito la colonia latina di Eporedia (Ivrea), apportandovi molti coloni romani.
I romani di Augusto si batterono ancora contro i Salassi, sospingendoli verso le montagne; le ultime resistenze organizzate cessarono nel 25 a.c. Al termine delle varie battaglie i 44.000 sopravvissuti tra i Salassi furono tutti venduti come schiavi al mercato di Eporedia, mentre in luogo della fortezza militare venne fondata la colonia di Augusta Praetoria (Aosta), con la concessione del diritto romano agli abitanti.
23 a.c.
– La conquista romana del Trentino era già avvenuta nel corso del primo secolo a.c. Trento, sorta già prima della conquista come accampamento militare romano (castrum), venne battezzata Tridentum (“città dei tre denti”), perché nei pressi sorgono proprio tre colli somiglianti a tre denti. Divenne municipium tra il 50 e il 40 a.c.
In periodo augusteo, con l’Impero impegnato in una serie di operazioni militari nell’arco alpino, Tridentium (Trento) venne fortificata, per la futura avanzata del generale Druso.
– Tiberio accompagnò Augusto in Gallia, dove trascorse i tre anni successivi, fino al 13 a.c., per assisterlo nell’organizzazione e governo delle province galliche.
Il Norico meridionale fu occupato, ottenendo anche una forma di vassallaggio da parte del regno Norico settentrionale
15 a.c.
– Tiberio, insieme al fratello Druso, condusse una campagna contro i Reti, stanziati tra il Norico e la Gallia, e i Vindelici.
L’operazione a tenaglia permise ai due fratelli di avanzare fino alle sorgenti del Danubio, dove ottennero la definitiva vittoria sui Vindelici.
– Al termine delle battaglie, vennero lasciate a protezione dei territori conquistati della Vindelicia due legioni. La provincia della Rezia verrà infatti costituita sotto Claudio.
Anche i Liguri Comati delle Alpi sudoccidentali furono in parte sottoposti ai praefecti civitatum, in parte aggiunti al vicino regno di Cozio, che trovò un accordo di alleanza con Roma. A Segusium venne eretto il famoso Arco di Augusto con il patto di alleanza ancora oggi visibile nel fregio.
Il monumento, eretto negli anni 7-6 a.c. in onore di Augusto, conteneva i nomi di ben 45 tribù alpine tra l’Italia, la Gallia Narbonese e la Rezia:
Triumpilini, Camuni, Vennoneti, Venosti, Isarci, Breuni, Genauni,
Focunati, le quattro tribù del Vindelice: Suaneti, Rucinati, Licati e Catenati, Ambisonti, Rugusci, Suaneti, Calugoni, Brixeneti, Leponti, Uberi, Nantuati, Seduni, Varagri, Salassi, Acitavoni, Meulli, Ucenni, Caturigi, Brigiani, Galliti, Triutalli, Ectini, Vergunni, Equituri, Nemanturi, Oratelli, Nerusi, Velauni e Suetri..
TROPAEUM AUGUSTI
Prima si chiamava Gallia Transalpina e in epoca romana Provincia Nostra o semplicemente Provincia, da cui il nome francese di Provence (Provenza).
Essa era già provincia romana fin dal 121 a.c., col nome di Gallia Transalpina (aldilà delle Alpi), o Gallia ulterior o Gallia comata, mentre la Gallia cisalpina era “al di qua delle Alpi”, o Gallia citerior.
Nel 118 a.c. venne fondata Narbona, che fu la prima colonia romana al di fuori dell’Italia, con l’apporto di di alcune migliaia di agricoltori italici che convissero coi nativi.
Un secondo nucleo di coloni, per lo più da veterani della leggendaria X Legio vi si insediò, per dono di Cesare, nel 46 a.c.
La regione venne così rinominata Gallia Narbonensis, con capitale Narbona. In età imperiale, la provincia fu affidata a un proconsole dell’ordine senatorio.
La conquista di Rezia ed arco alpino sotto Augusto degli anni 16-7 a.c. preparavano all’invasione della Germania del 12 – 9 a.c., onde portare i confini settentrionali dell’impero ai fiumi Elba e Danubio. Le campagne di Augusto dovevano consolidare le conquiste dell’età repubblicana, per ottenere frontiere più difendibili.
L’imperatore, in realtà di indole pacifica, comprese che doveva rafforzare i confini se desiderava un regno pacifico. “Si vis pax para bellum” se vuoi la pace prepara la guerra e così fu. Augusto in persona si dedicò, con l’aiuto di Agrippa, sottomise anzitutto la parte nord-ovest della penisola iberica, in tumulto da decenni.
Questi territori furono annessi con le sanguinose campagne militari in Cantabria durate 10 anni (dal 29 al 19 a.c.). A questa conquista succedette quella dell’arco alpino, per la sicurezza dei valichi e le relazioni con la Gallia.
Il Tropaeum Augusti non fu l’unico monumento eretto all’epoca in onore di Augusto.
A Segusium, capitale del Regno dei Cozii, nella provincia detta delle Alpi Cozie. venne eretto inoltre un arco per ricordare l’accordo con Roma, che riporta fra i nomi delle quattordici tribù governate da Cozio, alcune delle quali sono riportate nel Trofeo delle Alpi.
Sagusium era stata conquistata all’epoca dai Romani guidati da Giulio Cesare che combatterono con le popolazioni locali e stabilirono con Donno, il loro re, un patto di alleanza, in modo da garantire un transito sicuro verso la Gallia a militari, merci e carri.
Augusto penalizzò fortemente le tribù ribelli, soffocandole nel sangue. Poichè però Sagusium non si era ribellata, sancì di nuovo con essa i buoni rapporti avuti con Cesare, e a memento dei saldi rapporti di pace si procedette alla costruzione dell’arco di Augusto.
Plinio il Vecchio (23-79 d.c.), rifacendosi alle origini di Catone il Censore descrive i Trumplini come una delle tribù euganee assoggettate dai Romani:
Stanziati in Val Camonica fin dall’Età del ferro (dal XII sec. a.c.), vennero conquistati da Roma all’inizio del I sec. d.c., e inseriti nelle strutture politiche e sociali dell’Impero romano: pur conservando una certa autonomia (Res Publica Camunnorum).
Nella II metà del I sec. d.c.ottennero la cittadinanza romana, con un rapido processo di latinizzazione linguistica, culturale e religiosa.
Strabone (58 a.c.-25 d.c.) pensava che i Camuni facessero parte dei popoli retici e li accostava ai Leponzi, i quali, invece, derivavano dalla Cultura di Golasecca (Pianura Padana, età del bronzo, poi influenzati da popoli di stirpe celtica):
Plinio il Vecchio (23-79 d.c.) scrisse invece dei Camunni come di una delle tribù euganee assoggettate dai Romani:
A termnare la conquista del fronte alpino orientale fu Publio Silio Nerva, amico intimo di Augusto, con cui condivideva la passione per il gioco ai dadi. Divenne console nel 20 a.c., e combattè nelle campagne nella Spagna superiore.
Nel 16 a.c. fu nominato proconsole dell’Illirico, dove si distinse contro le tribù della Pannonia e del Norico, tra cui i Taurisci, e aver occupato i territori del Norico meridionale. Sottomise inoltre i Camuni e Triumplini, nonchè le valli da Como al Lago di Garda. Citati nel nel Trofeo di Augusto.
I Venosti erano un antico popolo alpino stanziato al sud del Passo di Resia, un valico alpino a ovest del Brennero, nell’attuale Val Venosta, una valle dell’Alto Adige occidentale.
I Venostes vennero sottomessi dall’impero romano durante le campagne militari di Augusto di Rezia e dell’arco alpino, condotte dai suoi generali Druso maggiore e Tiberio contro i popoli alpini tra il 16 e il 15 a.c. Il nome dei Venosti è in terza posizione nell’iscrizione frontale del Trofeo delle Alpi.
– 5) Gli Isarci
Strabone (63 a.c. – 24 d.c.) sosteneva che facessero parte dei popoli illirici e assieme ai Genauni della Val di Non:
« I Vindelici ed i Norici invece occupano la maggior parte dei territori esterni alla regione montuosa, insieme ai Breuni e ai Genauni; essi appartengono però agli Illiri. Tutti questi effettuavano usualmente scorrerie nelle parti confinanti con l’Italia, così come verso gli Elvezi, i Secani, i Boi e i Germani. »Conquistati da Roma durante le battaglie di Augusto di Rezia e dell’arco alpino, tra il 16 e il 15 a.c. Il nome dei Breuni è ricordato in sesta posizione nel Trofeo di Augusto.
Orazio (65. – 8 a.c.) li cita nel IV libro delle sue Odi:
« quid Marte posses. milite nam tuo
Drusus Genaunos, inplacidum genus,
Breunosque velocis et arcis
Alpibus inpositas tremendis
deiecit acer plus vice simplici;
maior Neronum mox grave proelium
conmisit immanisque Raetos
auspiciis pepulit secundis, »
I Genauni erano un antico popolo alpino di cui è ancora incerta la localizzazione.
La scoperta della Tabula Clesiana (rinventa nel1869), un editto di Claudio del 46 che concedeva la cittadinanza romana a Anauni, Sinduni e Tulliassi, e che trattava della controversia fra i Comensi o Comaschi ed i Bergalei, posizionati nella Val di Non, lasciò intendere che questi popoli coincidessero con gli Anauni. Secondo altri invece avrebbero dovuto risiedere nell’angusta Val di Genova.
Gli Anauni vennero assoggettati da Roma anche prima delle campagne di Augusto di Rezia e arco alpino.
Il loro nome non è ricordato nel Trofeo delle Alpi, dove invece sono citati i Genauni e per qualche tempo si è ritenuto che i due nomi indicassero la stessa popolazione.
Essi vennero aggregati da Augusto al municipium di Tridentum
Strabone (63 a.c. – 24 d.c) sosteneva che i Genauni facessero parte dei popoli illirici e assieme ai Breuni:
« I Vindelici ed i Norici invece occupano la maggior parte dei territori esterni alla regione montuosa, insieme ai Breuni e ai Genauni; essi appartengono però agli Illiri.
Tutti questi effettuavano usualmente scorrerie nelle parti confinanti con l’Italia, così come verso gli Elvezi, i Secani, i Boi e i Germani. »
I Genaunes vennero sottomessi a Roma da Augusto nelle campagne militari di Rezia e arco alpino, condotte dai generali Druso maggiore e Tiberio.
Orazio (65 – 8 a.c.) li cita nel IV libro delle sue Odi:
Drusus Genaunos, inplacidum genus,
Breunosque velocis et arcis
Alpibus inpositas tremendis
deiecit acer plus vice simplici;
maior Neronum mox grave proelium
conmisit immanisque Raetos
auspiciis pepulit secundis, »Il nome dei Genauni è ricordato in settima posizione nel Trofeo di Augusto.
I Focunati erano un antico popolo alpino.della cui localizzazione c’è ancora incertezza, anche se diversi autori lo pongono bella Valsesia, Considerata la valle più verde d’Italia e posta in Piemonte, la Valsesia è una valle alpina della provincia di Vercelli, di cui occupa la parte settentrionale, le cui acque confluiscono nel fiume Sesia, da cui prende il nome
I Focunates vennero sottomessi da Roma nelle campagne militari di Augusto di Rezia e arco alpino, condotte dai generali Druso maggiore e Tiberio. Il nome dei Focunati è posto in ottava posizione nel Trofeo di Augusto.
La cultura dei Vindelici era la Cultura di La Tène, che va dall’età del ferro fino al I sec. a.c.. Alcune delle società archeologicamente identificate come appartenenti al La Tène furono definite dagli autori greci e romani del V sec. a.c.con i termini di “celtiche” e “galliche”Si suppone che fossero una popolazione di origine celtica, ma con una forte componente illirica.
I Vindelici vennero sottomessi a Roma nelle campagne militari di Druso maggiore e Tiberio tra il 16 e il 15 a.c. Nello stesso anno la capitale della regione occupata dai Vindelici, in realtà un accampamento militare attorno a cui si sviluppò un abitato, venne rinominata Augusta Vindelicorum (Augusta dei Vindelici), e in seguito trasformata dall’imperatore Adriano in municipium. Oggi è la città di Augusta.
Orazio li citò nel IV libro delle Odi, descrivendo il primo volo dell’aquila, una lunga metafora a lode di Druso.
plenis honorum muneribus tuas,
Auguste, virtutes in aevom
per titulos memoresque fastos
aeternet, o, qua sol habitabilis
inlustrat oras, maxime principum,
quem legis expertes Latinae
Vindelici didicere nuper »Il nome dei Vindelici è ricordato in nona posizione nel Trofeo delle Alpi e in esso si specifica che essi si suddividevano in quattro tribù: 9) i Suaneti, 10) i Rucinati, 11) i Licati e 12) i Catenati. Ricordati nel Trofeo di Augusto.
Gli Ambisonti erano un antico popolo alpino che abitavano una zona del Norico presso il fiume Isonta, oggi Salzach, nella provincia di Salisburgo.
Essi erano legati federalmente con i Taurisci, sotto un unico re che risiedeva a Noreia (oggi Magdalensberg), un oppido a m 1000 s.l.m.
Gli Ambisontes vennero sottomessi da Roma nelle campagne militari di Druso maggiore e Tiberio tra il 16 e il 15 a.c. Ricordati nel Trofeo di Augusto.
– 14) I RugusciErano un antico popolo alpino che abitava la zona della Svizzera meridionale tra l’alta Valle del Reno e l’alta Valle dell’Inn. Vennero sottomessi da Roma nelle campagne militari di Druso maggiore e Tiberio tra il 16 e il 15 a.c. Ricordati nel Trofeo di Augusto.
I Suaneti erano un antico popolo alpino della Vindelicia di cui è incerta la collocazione. Secondo alcuni è la Val Schams nella Svizzera del sud, secondo altri è la Valle Soana in Piemonte, anche se l’ipotesi si basa solo sulla similarità tra il torrente “Soana” e “Suaneti”.
I Suanetes vennero sottomessi da Roma nelle campagne militari di Druso maggiore e Tiberio tra il 16 e il 15 a.c. Ricordati nel Trofeo di Augusto.
I Calucones vennero sottomessi da Roma nelle campagne di Rezia e arco alpino, condotte da Druso maggiore e Tiberio contro i popoli alpini tra il 16 e il 15 a.c. Il nome dei Caluconi è ricordato (anche da Plinio il Vecchio) nel Trofeo di Augusto.
I Rugusci erano un antico popolo alpino che sembra abitasse la zona della Svizzera meridionale tra l’alta Valle del Reno e l’alta Valle dell’Inn. Essi vennero sottomessi da Roma tra il 16 e il 15 a.c. Il loro nome è ricordato nel Trofeo di Augusto.
Secondo lo storico Claudio Tolomeo (100 – 175) essi dovevano essere i più settentrionali tra i Reti. Secondo gli studiosi moderni dovevano invece abitare la Val Pusteria, una valle delle Alpi Orientali e la città di Bressanone (del Trentino-Alto-Adige). Ricordati nel Trofeo di Augusto.
Il loro territorio era compreso tra il Canton Ticino, la Lombardia occidentale, la Val d’Ossola e l’alto Vallese e facevano parte della provincia romana della Rezia. Ricordati nel Trofeo di Augusto.
– 22) I Seduni
I Seduni erano galli stanziati nel Vallese centrale nel I sec. a.c. La loro esistenza è attestata da iscrizioni e testi antichi. Non sappiamo che rapporti avessero con i Galli che saccheggiarono Roma nel 390 a.c.. Ricordati nel Trofeo di Augusto.
Dione Cassio (155 – 235), citando Cesare afferma che il loro territorio si estendeva da quello degli Allobrogi, al lago di Ginevra fino alle Alpi.
Strabone li chiama “Varagri”, e li colloca tra i Caturigi e i Nantuati; Plinio il vecchio li pone tra i Seduni e i Salassi: questi ultimi nell’attuale Valle d’Aosta.
Livio (59 a.c. – 17 d.c.) li colloca tra le Alpi, sulla strada che conduce al passo delle Alpi Pennine, o al Gran San Bernardo, il che sembra molto probabile. Riporta anche che il passo era occupato da “tribù semigermaniche”, ponendo un dubbio sulla loro appartenenza etnica.
Ricordati nel Trofeo di Augusto.
La prima battaglia con i romani si tenne nel 143 a.c. sotto il consolato di Appio Claudio Pulcro, che venne sconfitto con gravi perdite. Ma le sorti mutarono e nel 100 a.c. il Senato Romano vi istituì la colonia latina di Eporedia, inserendovi molti coloni romani.
L’Impero romano si scontrò ancora ripetutamente contro i Salassi, sospingendoli verso le montagne; le ultime resistenze organizzate cessarono nel 25 a.c. con la fondazione di Augusta Praetoria (Aosta), attraverso la concessione del diritto romano agli abitanti. Menzionati nel Tropaeum Augusti.
– 25) Gli Acitavoni
Non si sa bene dove fossero insediati, ma alcuni studiosi li stanziarono in acune vallate del Gran Paradiso, tra Valle d’Aosta e Piemonte, tra le quali la Valle Orco, Valle di Rhemes e Valsavarenche. Menzionati nel Tropaeum Augusti.
– 27) Gli Ucenni
Non se ne hanno notizie, seppur menzionati nel trofeo di Augusto.
Sono ricordati tra i popoli alpini che rispondevano a Cozio nell’iscrizione dedicatoria dell’Arco di Augusto a Susa. Menzionati nel trofeo di Augusto.
Di tutti questi popoli non si hanno notizie, seppur menzionati nel trofeo di Augusto.
Il Tropaeum Augusti è edificato parte in marmo lunense (da Luni), un marmo bianchissimo che spiccava in lontananza come un faro, e parte in pietra calcarea locale, eseguito secondo le regole di Vitruvio sul modello del Mausoleo di Alicarnasso. Esso venne edificato sulle alture dell’antico porto di Monaco, di modo che segnalava l’estremità delle Alpi. Si inquadrava anche nel paesaggio del santuario dedicato ad Eracle Monoikos (Ercole di Monaco).
Gli scrittori antichi associano quasi sempre il nome di Monaco, in greco Monoikos, a quello di Ercole: Augusto venne così assimilato ad Ercole, figlio di un Dio che doveva diventare un Dio, un eroe che porta la civiltà oltre le Alpi, nel paese dei barbari.
Il monumento presentava un piedistallo quadrato di 38 m di lato, sulla cui facciata occidentale era posta un’iscrizione con la dedica ad Augusto. Ai lati dell’iscrizione c’erano dei trofei. Il secondo ordine era composto da un basamento, anche questo quadrato ma di m 36, su cui poggiavano 24 colonne, con capitelli dorici, poste in cerchio e adornate da un fregio dorico con alternanza di metope e triglifi.
All’interno del colonnato si trovava una torre cilindrica in cui, tra le colonne, si aprivano delle nicchie con le statue dei generali che avevano guidato o partecipato alle battaglie tra cui quella di Druso e sicuramente quella di Tiberio.
Sulle colonne poggiava una copertura conica a gradoni, alla cui sommità si ergeva una grandiosa statua di Augusto in bronzo dorato, colto nell’atto di sottomettere due barbari inginocchiati ai suoi piedi. Nell’insieme il monumento doveva raggiungere i 50 m d’altezza.
COME DOVEVA APPARIRE ORIGINARIAMENTE |
Il testo riporta tutti e 45 i nomi delle tribù sconfitte in ordine cronologico ed è affiancato da due bassorilievi della Vittoria alata. C’è poi l’immagine del “trofeo”, una raffigurazione delle armi conquistate ai nemici e appese ad un tronco d’albero. Ai due lati del trofeo sono raffigurati coppie di prigionieri galli in catene.
« All’imperatore Augusto, figlio del divino Cesare,
pontefice massimo, nell’anno 14° del suo impero,
17° della sua potestà tribunizia, il senato e il popolo romano
poiché sotto la sua guida e i suoi auspici tutte le genti alpine,
che si trovavano tra il mare superiore e quello inferiore
sono state assoggettate all’impero del popolo romano.
Genti alpine sconfitte:
I Trumpilini – I Camunni – I Venosti – I Vennoneti – Gli Isarci – I Breuni – I Genauni – I Focunati
– Le quattro nazioni dei Vindelici: Cosuaneti Rucinati Licati Catenati – Gli Ambisonti – I Rugusci
– I Suaneti – I Caluconi – I Brixeneti – I Leponzi – Gli Uberi – I Nantuati – I Seduni – I Veragri – I Salassi – Gli Acitavoni – I Medulli – Gli Ucenni – I Caturigi – I Brigiani – I Sogionti – I Brodionti – I Nemaloni – Gli Edenati – I Vesubiani – I Veamini – I Galliti – I Triullati – Gli Ecdini – I Vergunni – Gli Eguituri – I Nematuri – Gli Oratelli – I Nerusi – I Velauni – I Seutri »
l’iscrizione riportata sul monumentale trofeo di Augusto, TROPAEUM
ALPIUM. Il Trofeo delle Alpi, eretto per volontà del Senato nel 7-6 a.c.
in onore delle vittorie riportate da Augusto sulle popolazioni alpine,
si trova a nord dell’odierno principato di Monaco a La Turbie (Costa
Azzurra), lungo l’antica via Iulia-Augusta che collegava l’Italia alla
Gallia e alla Spagna. Sulla base del monumento c’era una lunga
iscrizione celebrativa con lettere in bronzo, oggi ricostruita, che
riportava l’elenco dei 44 popoli alpini e galli sottomessi
dall’Imperatore.
Ecco l’iscrizione originale.
IMP . CAESARI . DIVI . FILIO . AVG .
PONT . MAX . IMP . XIIII . TRIB . POT . XVII
S . P . Q . R
QUOD . EIUS . DVCTV . AVSPICIISQVE . GENTES . ALPINAE .
OMNES . QVAE . A . MARI . SVPERO . AD . INFERVM . PERTINEBANT .
SVB . IMPERIVM . P . R . SVNT . REDACTAE
GENTES . ALPINAE . DEVICTAE . TRIVMPILINI . CAMVNI .
VENNONETES . VENOSTES . ISARCI . BREVNI . GENAVNES .
FOCVNATES . VINDELICORVM . GENTES . QVATTVOR . COSVANETES .
RVCINATES . LICATES . CATENATES . AMBISONTES . RVGVSCI .
SVANETES . CLAVCONES
BRIXENTES . LEPONTI . VBERI . NANTVATES . SEDVNI . VARAGRI .
SALASSI . ACITAVONES . MEDVLLI . VCENNI . CATVRIGES . BRIGIANI
SOGIONTI . BRODIONTI . NEMALONI . EDENATES . VESVBIANI .
VEAMINI . GALLITAE . TRIVLLATI . ECTINI
VERGVNNI . EGVITVRI . NEMETVRI . ORATELLI . NERVSI . VELAVNI .
SVETRI
LA DEVASTAZIONE
LA TRASFORMAZIONE IN FORTEZZA |
Tra il XII ed il XV secolo il Trofeo venne trasformato in fortezza, soprattutto contro le scorribande dei pirati saraceni.
Durante la Guerra di successione spagnola, Luigi XIV ordinò la distruzione di tutte le fortezze conquistate ed il Trofeo venne minato e fatto esplodere il 4 maggio 1705.
La distruzione del complesso dette luogo alla sua spoliazione per trarne materiale da costruzione, nonostante l’originaria cava di epoca romana si trovasse a soli 500 m di distanza.
Quando Turbia tornò sotto i Savoia andò ancora peggio, perchè venne autorizzato il prelievo dei materiali dal Trofeo, per la costruzione della sottostante chiesa di San Michele, nel 1764.
LA RICOSTRUZIONE
Dopo l’annessione della Contea di Nizza alla Francia, nel 1860, il trofeo venne classificato come monumento storico. Nel 1905, la Società francese degli scavi archeologici affidò a Philippe Casimir, erudito locale, lo sterro del Trofeo. Successivamente, Jean-Camille Formigé e suo figlio Jules, architetti dirigenti dell’ente di tutela dei monumenti storici, ricostruiscono una parte dell’edificio grazie al finanziamento del mecenate americano, Edouard Tuck (1929-1933).
Prima del restauro parziale del XX secolo non rimanevano che quattro colonne intatte, e solo la facciata occidentale (con l’iscrizione) è stata ricostruita quasi completamente grazie agli studi dell’architetto Jules Formigé; ulteriori resti e frammenti sono esposti nel museo archeologico ricavato nel basamento. L’altezza del monumento misura oggi 35 m, mentre originariamente, con la statua d’Augusto, raggiungeva i 50 metri.
Questo monumento celebra la vittoria di Augusto, imperatore romano, sui popoli delle Alpi definitivamente sottomessi tra il 25 e il 14 a.c. Nel 7-6 a.c., il senato ed il popolo di Roma gli dedicano il trofeo. E’ eretto sul colle di La Turbie, punto culminante di quella via Giulia che Augusto aveva fatto costruire per agevolare gli scambi con la Gallia.
Peraltro la statua eroica di Augusto, a circa 50 metri di altezza, sormontava originariamente l’intera struttura, svettante come un Dio, protettore o vendicativo a seconda di come si ponessero i popoli verso il compito di Caput Mundi che il Fato e gli Dei tutti avevano assegnato a Roma Eterna.